Processi di facilitazione per l’organizzazione della produzione nella bonifica da amianto
di Arch. Flaviano Celaschi
Ricercatore DI.Tec, responsabile Ricerca & Sviluppo Esem-CPT Milano
Introduzione
Le attuali condizioni del mercato, in seguito allesodo dalla forte stagnazione della crisi dei primi anni 90, e la ormai lunga sperimentazione effettuata sul campo nella predisposizione, organizzazione, gestione e controllo dei cantieri di bonifica da amianto, soprattutto nello specifico delledilizia, ci permettono di riepilogare le principali attenzioni ed alcuni consigli procedurali che suggeriamo agli operatori del processo.
Il problema della gestione e del controllo della prevenzione in funzione della presenza di prodotti riconosciuti come tossici e nocivi, per i lavoratori esposti e per lambiente, riveste una particolare importanza. Largomento è molto giovane ed altrettanto inesplorato ma rispetto alle conoscenze ed alle competenze che sono richieste al professionista tecnico nelle fasi di coordinamento della prevenzione il caso della bonifica dei materiali contenenti amianto costituisce per differenti motivi un esempio molto importante:
in primo luogo lapplicazione in Italia delle procedure e delle logiche di prevenzione derivate dal recepimento della direttiva comunitaria quadro in materia si sono concretizzate nel 1991 con la legge 277 che predisponeva appunto linsieme delle azioni prevenzionali da mettere in campo nel caso di operatività a contatto con agenti di rischio quali lamianto. In questo modo le procedure non più basate esclusivamente sui principi normotecnici derivanti dai decreti degli anni 50 sono state sperimentate in questi 7 anni di attività nei cantieri in modo concreto cogliendone i limiti, le caratteristiche positive, lapplicabilità pratica, i risultati, ecc.;
in secondo luogo il problema è molto importante per motivi quantitativi: solo in Italia esistono circa 1,8 miliardi di m2 di coperture in amianto cemento, senza contare tutti gli altri materiali conteneti amianto impiegati in edilizia come rivestimento (lastre parietali, controsoffitti rigidi, linoleum, ecc.), tutti i materiali utilizzati in forma friabile o decoesa (materassini fonoassorbenti, intonaci spruzzati, rivestimenti a base resinosa, ecc.), senza contare il materiale rotabile delle ferrovie, i dispositivi di frenaggio e quelli di frizione degli autoveicoli e degli autotreni, i rivestimenti dei forni domestici, ecc.. Il problema rischia inoltre di diventare ancora più forte in quanto il Ministero della sanità ha recentemente comunicato i dati OMS in merito alla tossicità per inalazione di altri materiali fibrosi di immensa diffusione in edilizia (lana di roccia e di vetro) che potrebbero a breve termine ripercorrere il processo di esclusione progressiva e bonifica toccato allamianto;
inoltre il problema della bonifica da amianto in edilizia si è manifestato con una articolazione e complessità effettivamente interdisciplinare, prefigurando, forse per la prima volta in modo così evidente, un quadro di sinergie disciplinari che farà sempre più parte della risoluzione progressiva dei problemi legati alla prevenzione nel settore delle costruzioni; nella bonifica da amianto interagiscono infatti competenze mediche, biologiche, legali, ambientali, fisico-chimiche, di tecnologia dei materiali, di organizzazione della produzione, di gestione del personale, di formazione delle risorse umane, ecc..
Il coordinatore della sicurezza nel processo di bonifica
La preoccupazione principale del coordinatore posto di fronte al problema della gestione del problema di bonifica da amianto deve essere sicuramente la comprensione della trasversalità dei mezzi che gli permettono di ottenere il risultato della prevenzione diretta ai lavoratori e di quella ambientale in generale.
Anche in questo senso la bonifica da materiali tossici come lamianto rappresenta una sorta di microambiente dove sostanzialmente si manifestano problemi fortemente intrecciati ed interferenti che sono risolvibili solo se vengono poste in campo tutte le tecniche di prevenzione e le strategie di gestione e formazione dei comportamenti facendo collaborare gli obiettivi dei primi con quelli delle seconde.
Nel processo di bonifica il coordinatore deve mettere in campo cinque livelli di attenzione:
il livello della scelta e della definizione dei caratteri che deve possedere limpresa in funzione della complessità e dimensione del problema di bonifica;
il livello della predisposizione e della corretta informazione agli occupanti o a tutte le figure che operano o vivono in un raggio di possibile azione del problema ambientale soprattutto allo scopo di eliminare o attenuare problemi di processo che non derivano da azioni interne al cantiere (denuncie formali, proteste, tensioni sociali, psicosi individuali e collettive, ecc.);
il livello della gestione e del controllo sugli atti formali che accompagnano il processo di pianificazione dei lavori svolti dallimpresa in relazione al resto dei lavori previsti con riferimento particolare alle interazioni e sovrapposizioni tra le fasi;
il controllo in corso dopera teso a verificare che i requisiti dichiarati dallimpresa sussistano e siano praticati con dovizia di attenzione continua;
il controllo sulla restituzione dei locali previo ricorso ad elementi strumentali o non di misurazione del risultato di bonifica avvenuta correttamente.
Al coordinatore si presentano sostanzialmente due strade:
quella di prefigurare una azione di programma dellintervento (piano di lavoro) che sarà in sede di contatto con limpresa che si è aggiudicata i lavori adattata e sottoscritta dallimpresa che lo farà proprio consegnandolo per approvazione allente di controllo;
oppure quella di sottolineare a livello di piano della sicurezza complessivo dellopera alcune prescrizioni specifiche legate a quel cantiere particolare che, a cura dellimpresa aggiudicataria, dovranno essere confrontate con le prescrizioni di legge per diventare il piano di lavoro da sottoporre allente di controllo.
In entrambi i casi il coordinatore deve possedere una serie di informazioni specifiche sul problema che di seguito cerchiamo di sintetizzare intorno a 4 parti fondamentali del problema: lindividuazione delle ragioni biologiche del rischio e la diffusione del problema; le modalità di censimento negli edifici, le tecniche di bonifica e la procedura di intervento.
Azione dellamianto e diffusione del rischio
Lamianto è un minerale di natura fibrosa molto fine, la cui frantumabilità elevata permette una facile liberazione e sospensione delle fibre nellaria. La pericolosità per lorganismo umano è caratterizzata dalla respirabilità di queste fibre che non riescono ad essere trattenute dalle barriere di difesa e si insinuano nei bassi bronchi o nella parte alta del polmone provocando una reazione del tessuto polmonare che progressivamente perde la propria funzionalità aerobica. Nel lungo periodo, di solito in seguito ad una esposizione prolungata, si manifesta una diffusa inabilità polmonare che viene definita "asbestosi" , malattia inarrestabile che può provocare la morte per arresto cardiaco determinato da una continua iperventilazione di compensazione che il cuore attiva di conseguenza.
Oltre a ciò sono riconosciute come malattie professionali legate allasbesto anche le neoplasie della pleure o altri tipi più rari di mesotelioma correlabili alla respirazione dellamianto.
Pertanto lunica possibile via di aggressione da parte delle fibre di amianto è quella attraverso le vie respiratorie che devono essere costantemente protette in ogni fase espositiva delle varie lavorazioni mediante maschera con filtro di adeguate caratteristiche (tipo P3).
Lamianto è oggi bandito da qualsiasi produzione di manufatti, materiali, sistemi e componenti pertanto sono state chiuse le cave e gli stabilimenti che non sono stati bonificati o ristrutturati allutilizzo di fibre alternative.
Il problema della diffusione dellamianto è sintetizzabile in 3 livelli differenti:
il problema degli stabilimenti di produzione e delle cave di asbesto;
il problema della bonifica da amianto in matrice friabile;
il problema della bonifica da amianto in matrice compatta.
Il primo problema ha riguardato soprattutto il periodo tra il 1991 ed il 1994 ed è destinato a mitigarsi nel tempo, anche se presenta fenomeni di concentrazione problematica piuttosto elevata (Casalmonferrato, Balangero), ed è regolato dalla L. 277/91, gli altri due attraverso il Decreto 6 settembre 1994, decreto attuativo della legge 257/92.
La legge 257/92 individua, attraverso lallegato A, due differenti famiglie di materiali contenenti amianto:
materiali a matrice compatta;
materiali a matrice friabile.
Le modalità di frantumazione e/o erosione di questi materiali sono particolarmente legati alla consistenza del legante con cui è stata impastata allorigine la fibra.
Se ne deduce un minore, anche se non trascurabile pericolosità, collegata alla durezza superficiale del manufatto realizzato con fibre di amianto. Si passa dallelevata pericolosità dei materiali floccati o di quelli a basso tenore di legante (materassini, lastre per contro soffitti fonoassorbenti, coppelle dei tubi, ecc.) fino ai materiali a matrice compatta o molto compatta (come linoleum, lastre e tubi di amianto cemento, ecc.)
Modalità di censimento degli edifici
Negli edifici pubblici e quelli di uso pubblico ( per edifici ad uso pubblico si intendono anche i condomini, soprattutto quelli che contengono studi professionali, negozi, ambulatori medici, ecc., fabbriche, ecc..) deve essere censita la presenza di materiali contenenti amianto ai sensi dellart. 1 della L. 6 settembre 1994. Il censimento è effettuabile da un tecnico di fiducia della committenza che può utilizzare allo scopo il fac simile allegato alla stessa legge. In questa azione di censimento il tecnico deve rilevare la presenza di materiali contenenti amianto, accertarne la natura anche attraverso indagine di laboratorio su campione di massa, posizionarne la posizione nellimmobile e la quantità rilevata, definirne lo stato di conservazione e valutare lopportunità o meno di dare luogo ad una bonifica secondo un sistema previsto dalla stessa legge.
Nellespletare la prova la legge individua una verifica di accertamento molto semplice destinata a permettere di comprendere con chiarezza se lo stato di conservazione del materiale richieda o meno lintervento di bonifica: se il materiale è frantumabile o polverizzabile con la semplice pressione o azione delle dita allora è necessario provvedere ad un intervento destinato a conservare o rimuovere il materiale stesso.
Ovviamente la presenza di materiale a matrice friabile o addirittura la presenza di materiale floccato deve preoccupare particolarmente il tecnico che in questa situazione dovrà sicuramente imporne la rimozione urgente.
Nella tabella allegata alla stessa legge si propone al tecnico che verifica lo stato del materiale contenente amianto una pratica linea guida alla valutazione del rischio. Allo scopo nella fig. n° 1 si riconoscono 3 situazioni tipo in cui il tecnico si può ritrovare
Qualora la conservazione non sia oggettivamente proponibile ( spesso è il committente che richiede espressamente la rimozione sia per evitare il problema definitivamente sia per non incorrere nellobbligo di segnalare visivamente la presenza di materiale contenente amianto per tramite di una targhetta riconoscibile allesterno, per esempio in una scuola materna o in un ospedale la cosa sarebbe estremamente imbarazzante per gli occupanti) si può incorrere nella rimozione definitiva del materiale con il conseguente smaltimento in discarica dello stesso.
Tecniche di intervento
La legge 6 settembre 1994 individua 3 precise tecniche di intervento obbligatorie nel caso in cui il tecnico che ha svolto il censimento e valutato il rischio abbia provveduto a dichiarare il materiale contenente amianto come particolarmente pericoloso in ordine alla sua conservazione e facilità di frantumazione o polverulenza.
Le 3 tecniche sono: incapsulamento, confinamento, rimozione.
La prima tecnica consiste nel rivestimento del materiale per tramite di un sottile strato di trattamento chimico penetrante e inglobante destinato a fissare la polverulenza superficiale e a restituire solidità allo strato superficiale mediante lintroduzione di un legante capace di particolare adesione.
Il trattamento per incaspulamento è di solito preferito quando leggerezza, velocità di trattamento, basso costo sono determinanti nella scelta della tecnica adeguata allintervento.
Lincapsulamento possiede i suoi contro più rilevanti nella difficoltà di garantire una durata certa (soprattutto nellesposizione alle intemperie di una copertura), nella impossibilità di determinare con certezza un sistema di collaudo efficace dellintervento, nella necessità di pulire le lastre prima dellimprimitura oppure di utilizzare un prodotto capace di costituire da preparatore di adesione sufficientemente penetrante e consolidante.
La tecnica del confinamento consiste nella sovrapposizione di uno strato rigido al materiale contenente amianto destinato a proteggere e inertizzare lo stesso materiale impedendone lavanzamento del degrado e la polverulenza.
Questo tipo di intervento, piuttosto diffuso, richiede un preliminare incapsulamento con acetato di vinile disciolto in acqua e nel caso di un intervento posto su una struttura di copertura priva di un solido solaio continuo allintradosso richiede la frapposizione di una rete anticaduta.
Una via di mezzo tra lincapsulamento e il confinamento è costituito dallo spruzzaggio di schiumati poliuretanici sul materiale contenente amianto (soprattutto coperture) allo scopo di migliorare limpermeabilizzazione e la coibentazione nel contempo. Questa tecnica necessita comunque di uno strato superficiale di incapsulamento protettivo dello strato coibente.
Il confinamento ( o sopra copertura) si fa preferire laddove lutilità di ottenere nel contempo isolamento e impermeabilizzazione è la componente principale di scelta. Per contro lintervento richiede limpiego di materiali leggeri e non elimina definitivamente il problema rendendo necessario, come nel caso dellincapsulamento, il posizionamento in vista di targhette che avvisano gli occupanti ed i manutentori della presenza occulta di materiali contenenti amianto.
La rimozione è la tecnica di bonifica definitiva che consiste nella sostituzione per tramite di una procedura di sicurezza che salvaguarda la salute dei lavoratori esposti alla possibilità di respirare la fibra aerodispersa.
Nel caso delle prime due tecniche è sufficiente richiedere autorizzazione allorgano di controllo (USL) per tramite di una semplice notifica 5 gg. prima dellavvio dei lavori (Ciò non distoglie limpresa dagli obblighi di valutazione del rischio per gli esposti sia a norma della L. 277/91, che del D.lgs. 626/94).
Nel caso invece della rimozione è necessario presentare alla USL di competenza un "piano di lavoro" che riepiloga tutte le informazioni generali sullimpresa, sul sito e sulla natura dei materiali oggetto della bonifica e le informazioni in merito alle procedure che si intendono utilizzare per svolgere il lavoro.
Procedura di bonifica per rimozione
La procedura di bonifica che esponiamo di seguito riguarda il caso più frequente nel settore delle costruzioni, ovvero la rimozione di lastre di copertura.
Per quanto riguarda gli interventi di rimozione di materiale di altra natura o per materiale a matrice friabile si rimanda alla dettagliata esposizione presente nel Decreto 6 settembre 1994 raccomandando di non sottovalutare nessuna delle importanti ed impegnative modalità imposte dallo stesso decreto in quanto questi tipi di lavorazione espongono i lavoratori ad un sensibile ed elevato livello di esposizione.
In ogni caso limpresa operatrice deve redigere un piano di lavoro contenente tutti i requisiti previsti dal decreto e consegnarlo allorgano di controllo che deve dare risposta entro 90 gg. suggerendo eventualmente integrazioni al documento stesso.
In assenza di risposta è necessario provvedere allavvio del lavoro previa notifica di inizio lavori con un preavviso di 5 giorni.
Per quanto riguarda le coperture esistono alcuni adempimenti connessi alla procedura in sicurezza. I primi riguardano le caratteristiche di prequalificazione che deve possedere limpresa operatrice:
informazione e formazione dei lavoratori esposti e del tecnico che gestisce il cantiere di bonifica;
fornitura e disponibilità di idonei dispositivi di protezione individuale che nella fattispecie sono costituiti principalmente da maschere oro-nasali del tipo P3, abbigliamento usa e getta, calzature idonee l camminamento delle coperture, cinture di sicurezza;
protocollo di sorveglianza sanitaria con visite periodiche di tutti i lavoratori esposti con frequenza annuale;
stesura del piano di lavoro.
I principali adempimenti pratici sono:
delimitare e segnalare larea di lavoro facendo chiudere le finestre se gli occupanti risiedono nelledificio;
predisposizione dellarea spogliatoio-docce;
indossare i DPI adeguati;
provvedere alla dotazione ed alluso dei DPI e dei DPC destinati alla prevenzione delle cadute dallalto degli operatori;
provvedere alla bagnatura delle lastre con incapsulante temporaneo;
smontaggio senza frantumazione delle lastre con movimentazione ad una ad una delle stesse;
predisposizione dei bancali o dei contenitori per la raccolta del rifiuto;
confezionamento del rifiuto con rotoli di polivinile;
pulire quotidianamente a umido le zone operative;
smaltimento definitivo del rifuto secondo la classificazione assegnata;
è vietato mangiare bere, fumare e togliersi comunque la maschera durante la permanenza degli operatori nellarea di lavoro.
In particolare il piano di lavoro deve contenere 3 parti fondamentali di cui la prima è destinata allacquisizione delle informazioni utili alla prequalificazione delloperatore (aspetti organizzativi, dotazioni, esperienze, formazione e informazione, protocolli sanitari); la seconda parte è destinata alla descrizione del sito e del cantiere, della natura delledificio, dei materiali che lo compongono, dellattuale stato di conservazione, della quantità rilevata.. La terza parte è destinata alla raccolta delle procedure operative che limpresa intende adottare per lesecuzione del lavoro di bonifica.
Febbraio 1999